Le Suore Rosarie
Nel convento sono presenti 22 suore; le più anziane sono seguite da infermiere, contraddistinte da camice bianco. Tra le suore alcune sono state missionarie oltre oceano, tante lo sono state nelle opere in Italia.
La “missione” si è aperta in Bolivia nel 1976 e in Cile nel 2001. La missione in Bolivia è stata aperta grazie allo straordinario atto di coraggio di suor Ilaria, che inizialmente è partita da sola, spinta dal desiderio di aiutare i poveri, raggiungendo il gruppo dei salesiani che avevano scelto una zona in cui c’era tanto bisogno. Anche solamente raggiungere un qualsiasi villaggio era un’ impresa, le strade erano poche e disagiate, senza indicazioni, le necessità tantissime.
Suor Ilaria ha dato voce allo slancio missionario di tutte le suore Rosarie. Attualmente è in Italia per motivi di salute, mentre in Bolivia vive dal 1977 suor Raimonda. Da quanto dice non ha intenzione di ritornare a casa, per la gioia di finire i suoi giorni in missione.
Suor Amelia è stata maestra di infanzia fino all’età di 58 anni e quando in Italia veniva richiesta la laurea per insegnare, allora nel suo cuore ha maturato la scelta di andare in missione, aprendo con suor Ilaria e altre due consorelle la nuova realtà in Cile, dove ha servito “non con una laurea, ma con la sapienza del cuore” per 14 anni.
Nel convento c’è anche Suor Paolina che ha già compiuto 100 anni: il suo segreto è sempre stato quello di cercare di vivere in serenità. Suor Anna Maria è contraddistinta da grande forza interiore e alle giovani suore appare come una fonte di ispirazione. Suor Gabriella è un obbiettivo a cui mirare perché con i suoi 85 anni lavora più di tutte le giovani “rosarie”. Suor Ludovica grazie alle sue capacità, è stata in grado di aggiustare qualsiasi oggetto… e ora per l’età e la salute, mantiene viva l’interesse per gli avvenimenti sociali…
Suor Armida è stata insegnante fino a quando, a causa di una malattia, è diventata cieca: il suo cuore è sempre stato innamorato di Gesù̀, fin da quando desiderava di fare la prima comunione. La mente artistica ha permesso a Suor Francesca di realizzare molte opere tra cui un murales al Bearzi di Udine, fino ad una altezza di 9 metri. La suora racconta che puntualmente il pennello le cadeva dall’impalcatura, a dispetto delle sue vertigini.
Diversamente da quanto si possa credere, le suore non sono “confinate” all’interno del convento, ma sono sempre attive anche all’esterno dedicando le loro energie in diverse opere.
Il mondo “fuori” può guardarle come fossero matte… le nuove generazioni come un tabù. A loro fa piacere far conoscere al mondo le certezze che hanno in cuore e che le apre alla speranza.
L’intera opera abbraccia la missione, l’ insegnamento … nelle scuole, negli ambiente di formazione e di catechesi. Diventa “casa-famiglia” quando si tratta di accogliere e seguire bambini/e, ragazze sia minorenni che maggiorenni. Diventa apertura del cuore quando fratelli e sorelle chiedono ascolto e sostegno nella preghiera.
Le suore non vanno mai in pensione: il cuore si è allenato a conciliare dimensione attiva e dimensione contemplativa! Dal lavoro manuale si passa allo spirituale e attraverso la preghiera si è consapevoli di aiutare Gesù nella salvezza delle anime. Perciò si percepisce un forte senso di amorevole sacrificio. “La mano all’opera, il cuore a Dio”
“È nata una nuova rosaria” – è nata una nuova suora, è una frase ricorrente che da loro viene espressa nel momento in cui mentre si mangia improvvisamente cala il silenzio e si percepisce un così detto “religioso silenzio”.